Mi è stato spesso chiesto, da chi per la prima volta si approcciava ai miei canali social, cosa fosse la psicologia creativa.
Secondo la Gestalt Espressiva, l’approccio a cui faccio riferimento, l’utilizzo della creatività in terapia permette la creazione di un nuovo spazio di incontro tra terapeuta e paziente.
Nella creatività in seduta, la persona ha la possibilità di dare forma a una realtà immaginaria, non rimandendo più ancorata alla poltrona dello studio, ma proiettandosi in una realtà altra, nel mondo del “come se”.
Quando in seduta entriamo nello spazio della creatività e del gioco, possiamo dare voce ad elementi che finora non esistevano nella realtà quotidiana.
Possiamo trasformarci in altro e cominciare ad osservare il nostro mondo interiore.
Inizia così un percorso di esplorazione e scoperta, in cui il paziente scopre di non essere solo coniuge/figlia/partner, ma anche guerriero/incantatrice/falco.
La creatività apre la porta ad infiniti universi in cui la persona può sperimentare altri modi di stare al mondo e valutare prospettive di vita che, fino a quel momento, non considerava.
Con la psicologia creativa si passa dal vuoto sterile del blocco e dell’impossibilità al vuoto fertile che, per la Gestalt Espressiva, rappresenta la creazione di nuovi significati in cui paziente e terapeuta possono incontrarsi.
Durante il processo creativo, quando la persona sente tra le mani la creta o ritaglia immagini da una rivista, sta creando una nuova possibilità.
Vede ciò che ha preso forma dalla sua mente, la guarda da più angolazioni e se ne stupisce.
Si riconosce in quell’opera ed al tempo stesso se ne distacca.
In questo modo esce dai confini che finora aveva stabilito ed interrompe il circolo vizioso in cui si sentiva intrappolata.
La psicologia creativa è, dunque, l’occasione che il paziente coglie per cambiare il copione di vita e creare nuove opportunità di stare nel mondo in un modo per lui più soddisfacente e flessibile.
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